L’Alzheimer, prende il nome dal medico che l’ha descritta per la prima volta (Alois Alzheimer), è una malattia fisica che colpisce il cervello, tale malattia è conosciuta come la causa più comune di demenza, la demenza descrive una serie di sintomi che possono includere perdita di memoria e difficoltà nel pensare, nel risolvere i problemi o nel linguaggio. La malattia di Alzheimer è la causa del 60-70% dei casi di demenza.
Secondo l’ Alzheimer’s Society : “Durante il decorso della malattia, le proteine si accumulano nel cervello per formare strutture chiamate “placche” e “grovigli”, il che porta alla perdita di connessioni tra le cellule nervose e, infine, alla morte delle cellule e perdita di tessuto cerebrale.”
Il 21 settembre è la Giornata mondiale dell’Alzheimer e in questa XXV Edizione anche in Italia, da Nord a Sud, sono state programmate tante iniziative per tenere sempre accesi i riflettori su questo morbo dalle conseguenze devastanti: la perdita della memoria.
Il Morbo di Alzheimer colpisce circa cinquanta milioni di persone al mondo e le donne sono le vittime preferite. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) lancia un allarme preciso: nel 2050 tale numero potrebbe triplicarsi. Solo in Italia sono affetti da demenza 1.241.000 persone e di queste 600.000 hanno il Morbo di Alzheimer. Le persone che ruotano intorno ai soggetti ammalati, fra familiari e assistenti, sono circa tre milioni. Insomma il “morbo di Alzheimer”, nota anche come “demenza di Alzheimer”, malattia neurologica scoperta solo all’inizio del secolo, miete più vittime di quanto si possa immaginare.
E, giacché la caratteristica principale e il sintomo più precoce di questa patologia è la perdita progressiva di memoria, diventa difficile anche immaginare quanto possa essere atrocemente invalidante non solo per i pazienti, ma anche per quanti ruotano loro intorno.
Certo è innegabile che la scienza si stia dando da fare per scoprire le cause della malattia, ma nel frattempo che i ricercatori si affannano a trovare soluzioni, i malati e chi li assiste si ritrovano a vivere un problematico e pesante quotidiano.
Per far sentire loro che non sono soli, anche quest’anno in occasione della XXV Giornata Mondiale dell’Alzheimer, un po’ ovunque, fervono le iniziative. Non solo dibattiti e convegni ma anche screening, tanta musica, mostre fotografiche, incontri e tanto altro ancora.
La ricerca
Oggi si parlerà anche delle ultime scoperte riguardanti i farmaci anti – Alzheimer. Fra questi c’è la dopamina, un neurotrasmettitore onnipresente nei farmaci che contrastano il Morbo di Parkinson. Uno studio della Fondazione Santa Lucia IRCCS, in collaborazione con l’Università Campus Bio-Medico di Roma, lascia ben sperare. Spiega la Ricercatrice del Laboratorio di Neuroimmagini dell’Irccs Santa Lucia, Laura Serra: “Abbiamo osservato struttura, dimensioni e funzioni del cervello di 170 pazienti attraverso immagini ad alta risoluzione ottenute con risonanza magnetica funzionale e strutturale a tre tesla e abbiamo costatato che la progressiva degenerazione di alcuni circuiti dopaminergici concentrati soprattutto nella parte centrale e profonda del cervello è direttamente collegata con i deficit di comportamento che manifestano questi pazienti”.
Altra novità riguarda la causa della malattia. Su questo argomento la ricerca eseguita dall’ dall’Istituto di bioscienze e biorisorse del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbr) e dall’Università del Salento ha portato alla scoperta di tre geni la cui mancanza potrebbe essere la causa delle malattie neurodegenerative.
Le iniziative
Fra le tante iniziative in programma finalizzate alla sensibilizzazione, ricordiamo quella che si svolta già il 20 settembre presso l’Auditorium dell’Università Cattolica di Roma “M4M-Music for Memory”, un gusto aperitivo in musica con tanti ospiti d’eccezione come Alessandro Haber. Lo scopo di questo evento è realizzazione, presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, di un Centro di Ascolto in grado di offrire ai malati di Alzheimer, o di altre malattie neurodegenerative, e a chi li assiste informazioni veritiere e supporto scientifico. Il Centro di Ascolto, promosso da Associazione Italiana Malattia Alzheimer-AIMA e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica, potrà contare su di un coordinamento di un board scientifico di ricercatori e clinici che fornirà risposte puntuali e qualificate a un giovane borsista che fungerà da tramite con la Linea Verde Alzheimer (800 679679) AIMA in funzione già da circa vent’anni.
Il progetto “La Comunità Amiche delle Persone con Demenza”, iniziativa della Federazione Alzheimer Italia (che conta quarantasette associazioni), si pone l’obiettivo di aumentare la conoscenza della malattia come strumento per ridurre l’emarginazione e il pregiudizio sociale nei confronti dei malati e dei loro familiari, in modo da permettergli di partecipare alla vita attiva della comunità. Possono aderire al progetto città, paesi o porzioni di territorio, in cui il rispetto e il sostegno per le persone affette da demenza siano prioritari. Hanno aderito a questo già quattordici comunità fra queste anche la Residenza Sanitaria Assistenziale lombarda Villaggio Amico che al suo interno ha un centro d’eccellenza, il Villaggio della memoria che in occasione della Giornata mondiale ha organizzato a Saronno (StarHotels Gran Milan dalle ore 14) un dibattito dal titolo “Approcci non convenzionali nella cura della persona con demenza: superare gli stereotipi negativi”.
E poi ancora a Milano ci sarà la mostra fotografica “Love, loss and laughter – Seeing Alzheimer’s differently” (“Amore, Perdita e Risate – Una visione differente dell’Alzheimer”) portata in Italia dalla Federazione Italiana Alzheimer. La mostra farà tappa in altre 33 città (l’elenco è su www.alzheimer.it). In esposizione quattordici scatti di Cathy Greenblat, fotografa e sociologa americana, che ritraggono persone con demenza provenienti da diversi Paesi, e in diversi momenti della loro vita. Con le foto, in cui amore e risate la fanno da padrone, la sociologa ha voluto dimostrare come le persone con demenza non siano per nulla “gusci vuoti”.