Al Festival finito arrivano i complimenti per Carlo Conti ma anche alcune critiche, una di queste gli è stata sollevata da Vladimir Luxuria.
Alla transgender, più famosa del nostro paese, non è andata giù che il presentatore di Sanremo ha chiamato con il suo nome di battesimo, Tom, la drag queen austriaca Conchita Wurst. Da una prima dichiarazione di Carlo Conti, sembrerebbe che i due si fossero messi d’accordo che venisse pronunciato il vero nome dell’artista ma le cose non sembrano essere andate in questo modo.
In molti si sono chiesto come mai Carlo Conti, durante l’intervista a Conchita aveva usato il nome Tom e Vladi ha deciso di chiederlo alla diretta interessata sul suo profilo di Twitter, e lei o lui ha risposto che è rimasta meravigliata di questa scelta del conduttore.
Durante una delle tante conferenze stampa tenute dal conduttore, questi ha chiesto scusa se ha offeso qualcuno chiamandolo con il proprio nome di battesimo e non con il nome d’arte.
Difesa di Conchita Wurst? La coperta di ridicolo!! La bouttade di Luxuria è sconcertante in tutto il suo non senso, gratuitamente banale e per questo sciocca da rasentare quasi la volgarità. La polemica montata ad arte da Luxuria e compagnia è di una bassezza infinita, che di certo porta tutt’altro che giovamento(avrebbe avuto senso e decoro se si fosse lagnata di come è stata trattata wurst nelle macchiette comiche, ossia un fenomeno da circo). Ma si sà, la madre degli stolti è sempre incinta. Le etichette come finte battaglie, che tristezza. Pensavo che le battaglie fossero cose serie e che proprio non essere etichettati fosse la madre di tutte le battaglie che un essere umano possa fare. Invece dalle parti di Luxuria e compagnia l’etichetta conta più di qualsiasi altra cosa. Avvilente. Se in questo paese siamo ridotti in questo modo è proprio perché quello che conta è solo l’etichetta. La maschera prima di tutto, la finzione e quindi fa scandalo chiamare una persona con il suo nome(tra l’altro l’artista non è un transessuale o transgender, quindi il problema non si pone per nulla). Dietro un nome c’è una persona, la sua storia, il suo valore umano, artistico, sociale, civile. Non un banale pretesto biascicato da Luxuria per accaparrarsi un pò di visibilità. Luxuria ormai fa tanta pena. 50enne senza più ironia, nè ideali. Senza nè arte, nè parte. Venduta ad ogni più basso istinto. Che vergogna. In Italia le cause della comunità LGBT sono purtroppo seviziate da personaggi che non sono all’altezza del valore di battaglie giuste e sacrosante, ma su di esse speculano in maniera incivile e rozza.
La bouttade di Luxuria è sconcertante in tutto il suo non senso, gratuitamente banale e per questo sciocca da rasentare quasi la volgarità. La polemica montata ad arte da Luxuria e compagnia è di una bassezza infinita, che di certo porta tutt’altro che giovamento(avrebbe avuto senso e decoro se si fosse lagnata di come è stata trattata wurst nelle macchiette comiche, ossia un fenomeno da circo). Ma si sà, la madre degli stolti è sempre incinta. Le etichette come finte battaglie, che tristezza. Pensavo che le battaglie fossero cose serie e che proprio non essere etichettati fosse la madre di tutte le battaglie che un essere umano possa fare. Invece dalle parti di Luxuria e compagnia l’etichetta conta più di qualsiasi altra cosa. Avvilente. Se in questo paese siamo ridotti in questo modo è proprio perché quello che conta è solo l’etichetta. La maschera prima di tutto, la finzione e quindi fa scandalo chiamare una persona con il suo nome(tra l’altro l’artista non è un transessuale o transgender, quindi il problema non si pone per nulla). Dietro un nome c’è una persona, la sua storia, il suo valore umano, artistico, sociale, civile. Non un banale pretesto biascicato da Luxuria per accaparrarsi un pò di visibilità. Luxuria ormai fa tanta pena. 50enne senza più ironia, nè ideali. Senza nè arte, nè parte. Venduta ad ogni più basso istinto. Che vergogna. In Italia le cause della comunità LGBT sono purtroppo seviziate da personaggi che non sono all’altezza del valore di battaglie giuste e sacrosante, ma su di esse speculano in maniera incivile e rozza.