L’Eni nelle acque del Congo ha trovato un giacimento sottomarino di gas e petrolio, piazzando un pozzo esplorativo. E’ solo l’inizio di una nuova distruzione ambientale, avviata dalla multinazionale già con la spoliazione delle foreste per i biocarburanti e l’estrazione di olio di palma.
La stampa nazionale esalta il ritrovamento dell’Eni di un nuovo giacimento petrolifero, peccato che non sottolinei i danni incalcolabili che subirà la fauna, la flora e la popolazione locale, spesso e volentieri vessate dalle politiche invasive e distruttive delle multinazionali.
Il nuovo pozzo installato è il Nene Marine 3, con una perforazione di 28 metri di profondità nelle acque del Congo, dove sono stati piazzati altri tre pozzi esplorativi. Così invece di sviluppare fonti di energia rinnovabili, che esistono e che sarebbero un beneficio per l’ambiente e non solo, l’Eni continua la sua corsa all’oro nero senza freni.
E la cosa paradossale è che l’Eni continua a nascondersi dietro una maschera fasulla promuovendo la sua immagine “green” e volta alla salvaguardia dell’ambiente.