Secondo la definizione comune, la disabilità è la condizione di chi, in seguito a una o più menomazioni, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale.
C’è chi scambia malattia e disabilità, come se i termini fossero interscambiabili: la disabilità è però una condizione che può essere causata da malattia, ma non è una malattia.
Dopo anni di inutili e retrograde discriminazioni, finalmente si è capito che la disabilità non è una diversità, ma una condizione di vita. Ogni individuo è diverso dall’altro senza che per questo venga meno il valore, implicita una inferiorità.
La storia dei diritti e delle iniziative per le persone con disabilità è lunga e costellata di numerose dichiarazioni e programmi, fin dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. Un percorso che ha portato a vedere la disabilità nell’interazione fra la persona e la società e ad arrivare, nel 2006, alla Convenzione dei diritti delle persone con disabilità.
Anche in Italia, naturalmente, ci sono persone con disabilità: sono circa 4 milioni e 360 mila.
A fare il punto sulla condizione delle persone con disabilità in Italia, alla vigilia della giornata internazionale che si celebra domenica 3 dicembre, è l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma.
E il quadro che ne viene fuori non è certo lusinghiero: spesso sole e in condizioni di vulnerabilità, con titoli di studio bassi, inoccupate molto di più rispetto alla popolazione generale (penalizzate soprattutto le donne), mentre i servizi loro dedicati sono scarsi e troppo pochi i finanziamenti assegnati e con le famiglie – sempre più in difficoltà – a supplire rispetto alle mancanze delle istituzioni nazionali e locali.
Disabilità, Italia ancora troppi gli ostacoli che insormontabili
In buona sostanza, in Italia il diritto delle persone con disabilità all’inclusione nella società è ancora un miraggio, nonostante la legge 104 del 1992 «per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate» e la ratifica, otto anni fa, della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che sancisce il loro diritto alla salute, allo studio, a muoversi liberamente, a partecipare alla vita sociale, lavorativa, culturale, a scegliere il proprio progetto di vita.
Nello specifico, ad essere disatteso è soprattutto il diritto all’istruzione, nonostante il nostro Paese abbia da anni una legge sull’integrazione scolastica all’avanguardia in Europa. Il livello di istruzione delle persone con disabilità, infatti, è mediamente più basso rispetto al resto della popolazione: nella classe di età 45-64 anni, la percentuale di persone che hanno al più la licenza media si attesta a circa il 70% (rispetto al 50% tra le persone senza disabilità).
E, come prevedibile, è anche una questione di soldi.
Gli esperti dell’Osservatorio hanno analizzato anche le risorse che il nostro Paese impegna nell’ambito del sistema di protezione sociale per la spesa destinata alla disabilità. Ebbene, nel 2015, sono stati spesi 27,7 miliardi di euro, il 5,8% del totale della spesa per la protezione sociale, pari all’1,7% del Prodotto interno lordo, mentre in Europa la spesa per la protezione sociale è di circa il 7,3%, pari a circa il 2% del Pil.
“La disabilità è una condizione che interessa molti italiani e la sfida che il nostro Sistema di welfare dovrà affrontare è quella di riuscire ad assicurare a queste persone l’assistenza sanitaria e sociale, il diritto a vivere una vita indipendente e, più in generale, di essere inclusi nella società con tutte le opportunità (istruzione, lavoro, partecipazione sociale e politica) di cui godono gli altri cittadini”, ha chiosato il dott. Alessandro Solipaca, responsabile Scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane diretto dal prof. Walter Ricciardi.