Da anni ormai sentiamo ripetere che l’Italia è un paese “vecchio” e di vecchi, ed infatti la natalità è ferma al palo e l’età media continua ad aumentare.
Uomini e donne nostrane vivono più a lungo, spesso ben oltre l’età media del resto d’Europa e del mondo, eppure non sono affatto in piena salute, ma al contrario pesano enormemente sul Sistema Sanitario Italiano.
A dirloil XVI rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che opera nell’ambito di Vihtaly: in Italia si muore sempre meno, grazie soprattutto ai miglioramenti nell’assistenza sanitaria e ai traguardi della medicina moderna, ma non diminuiscono negli italiani le abitudini nocive per la salute come fumo, sedentarietà e alimentazioni scorrette.
In sostanza, gli over 65 trascorrono più tempo dei coetanei europei in cattiva salute e a differenza che in Svezia o Germania, da noi non ci sono strutture residenziali e personale a domicilio che soddisfino la richiesta. Attualmente la gestione delle malattie croniche che riguarda soprattutto gli anziani incide per circa l’80% dei costi del Servizio Sanitario Nazionale.
Attualmente in Italia si stima che si spendano complessivamente circa 66,7 miliardi di euro per la cronicità. Stando alle proiezioni effettuate sulla base degli scenari demografici futuri e a quelle della Ragioneria Generale dello Stato, il rapporto tra spesa sanitaria pubblica e il Pil dovrebbe crescere dal 6,6% del 2017 al 6,8% nel 2030. In altre parole, dovremmo passare dagli attuali 114 miliardi a 139 miliardi nel 2030.