Christine de Pizan ha segnato la storia della letteratura francese, perché è stata una delle prime e delle poche autrici medievali a riscuotere un successo enorme.
I suoi testi sono stati copiati per diventare prestigiosi manoscritti offerti ai nobili del suo tempo, tra cui Filippo III di Borgogna, duca di Borgogna e anche sovrano delle nostre regioni.
Nacque intorno al 1364 a Venezia. In gioventù, si trasferì a Parigi con la sua famiglia, suo padre medico chiamato alla corte del re di Francia.
Sposata a 15 anni, la sua vita dipendeva dagli uomini che la circondavano, anche se all’epoca erano piuttosto progressisti.
Suo padre le fornisce un’istruzione alfabetizzata e suo marito provvede ai bisogni finanziari della famiglia. Ma entrambi muoiono rapidamente.
Christine diventa vedova a 25 anni e deve prendersi cura dei suoi figli e di sua madre. Rifiuta di risposarsi o di entrare in convento, come allora è consuetudine per una vedova, e per guadagnarsi da vivere decide di usare la sua penna.
All’epoca le donne sapevano scrivere, ma erano confinate a certi generi letterari. Christine scrive quindi poesie cortesi che hanno un grande successo, lette anche all’interno della famiglia reale.
A poco a poco, diventa un’autrice importante e includerà nei suoi testi opinioni più critiche , sempre parlando in “I”, un evento raro nel Medioevo. È la prima donna conosciuta a guadagnarsi da vivere con i suoi scritti.
Ma ciò che caratterizza il suo lavoro sono soprattutto le denunce della condizione delle donne che vi fa.
Critica i codici maschili dell’amor cortese e il ruolo ristretto assegnato alle donne nella letteratura o nel discorso della Chiesa, nonché l’immagine negativa che viene loro data.
In una società medievale in gran parte patriarcale, questo è fuori luogo. Certo, parlare di femminismo nel Medioevo sarebbe anacronistico, Christine de Pizan non ha combattuto per l’uguaglianza di genere, un concetto che allora non esisteva.
Ma nel ventesimo secolo è diventata un simbolo della lotta per i diritti delle donne.
La prima opera in prosa di Christine de Pizan, scritta intorno al 1400 in forma di “epistola”, vale a dire un testo scritto in forma epistolare.
Othea, dea fittizia della saggezza e della prudenza, si rivolge al principe Ettore di Troia, eroe dell’Iliade, di 15 anni. L’opera allegorica mira ad insegnare ad ogni buon cavaliere il buon governo nonché i doveri morali e spirituali da rispettare nell’ambito della sua funzione.
Il testo è tutt’altro che raro, perché esistono ancora oggi numerose copie del periodo, che attestano il successo dell’opera nel XV secolo.