Nel 2020, Microsoft ha esplorato la possibilità di vendere il suo motore di ricerca Bing ad Apple, in un tentativo di scalfire la posizione dominante di Google nel mercato. L’accordo, seppur mai concretizzatosi, avrebbe avuto un impatto significativo sul panorama digitale, ridisegnando le dinamiche competitive e le relazioni tra i giganti tecnologici.
Le radici dell’accordo
Le prime avvisaglie di un possibile avvicinamento tra Microsoft e Apple risalgono al 2013, quando le due aziende siglarono un accordo che rendeva Bing il motore di ricerca predefinito per Siri e Spotlight su dispositivi Apple. Tale accordo, rinnovato nel 2016, si rivelò vantaggioso per entrambe le parti: Microsoft otteneva visibilità su un bacino di utenti di alto valore, mentre Apple beneficiava di un motore di ricerca più integrato con i suoi sistemi.
Tuttavia, con l’avvicinarsi della scadenza del contratto nel 2020, Microsoft decise di cambiare strategia. L’azienda di Redmond, consapevole della difficoltà di competere con Google in termini di quote di mercato e innovazione, si trovò di fronte a un bivio: rinnovare l’accordo con Apple o esplorare nuove alternative.
L’offerta a sorpresa
Fu in questo contesto che Microsoft decise di tentare il tutto per tutto, offrendo ad Apple la possibilità di acquisire Bing. L’obiettivo era duplice: da un lato, Microsoft si sarebbe liberata di un asset non performante, incassando una cospicua somma di denaro; dall’altro, avrebbe indebolito il principale rivale nel mercato dei motori di ricerca.
Le ragioni di Apple
Nonostante l’apparente attrattiva dell’offerta, Apple decise di declinare la proposta di Microsoft. Le ragioni alla base di questa scelta sono molteplici:
- Accordo con Google: Apple aveva già in essere un accordo con Google, che garantiva all’azienda di Cupertino un flusso di entrate stimato in miliardi di dollari ogni anno. Tale accordo, seppur controverso sotto il profilo antitrust, rappresentava una fonte di guadagno non indifferente per Apple.
- Qualità di Bing: Sebbene Bing abbia fatto notevoli progressi negli ultimi anni, in termini di qualità e funzionalità rimane ancora indietro rispetto a Google. Apple, da sempre attenta all’esperienza utente, non era disposta a sacrificare la qualità del servizio di ricerca per un mero vantaggio economico.
- Questioni antitrust: L’acquisizione di Bing da parte di Apple avrebbe potuto attirare l’attenzione delle autorità antitrust, con il rischio di innescare lunghe e costose controversie legali.
Le conseguenze
La mancata acquisizione di Bing da parte di Apple ha avuto diverse conseguenze:
- Rinnovo dell’accordo con Google: Apple ha deciso di rinnovare l’accordo con Google, prolungando la partnership per altri anni.
- Fine dell’accordo con Microsoft: L’accordo tra Microsoft e Apple per la ricerca su Siri e Spotlight non è stato rinnovato.
- Continuità nel mercato dei motori di ricerca: La mancata acquisizione di Bing non ha avuto un impatto significativo sulle quote di mercato dei motori di ricerca, con Google che rimane il leader indiscusso del settore.
Conclusioni
La vicenda di Microsoft e Apple offre spunti di riflessione su diversi aspetti: la concorrenza nel mercato digitale, il ruolo dei motori di ricerca e le strategie di acquisizione delle grandi aziende tecnologiche. Sebbene l’accordo non sia andato a buon fine, ha comunque acceso i riflettori su un settore in continua evoluzione, dove gli equilibri competitivi sono in costante cambiamento.