Tutti noi abbiamo ancora negli occhi i camion militari carichi di bare che, nei giorni del picco dell’epidemia di Coronavirus in Lombardia, trasportavano i morti nelle province e regioni vicine per procedere alla cremazione, dato che i forni crematori cittadini, pur lavorando h24, non riuscivano a fronteggiare tutta la “domanda”.
Immagini che non dimenticheremo mai, sintomi di una situazione gravissima che ora stanno vivendo anche oltreoceano: in particolare, a New York il numero altissimo di vittime sta diventando ingestibile.
A causa dell’epidemia, che a New York ha provocato per diverse settimane più di 800 morti al giorno, un numero quattro volte più alto rispetto a quello registrato in tempi normali, le camere mortuarie degli ospedali, le agenzie funebri, i cimiteri e i crematori hanno superato la loro capacità massima, e non sanno più dove mettere i corpi.
Il New York Times ha a tal proposito sottolineato che il coronavirus è “il peggior evento per numero di morti che abbia mai colpito New York dopo la pandemia di influenza spagnola, un secolo fa”.
Solo mercoledì scorso la polizia di New York ha scoperto alcune decine di corpi già decomposti ammassati all’interno di due furgoni parcheggiati fuori da un’agenzia di pompe funebri a Brooklyn: il proprietario ha spiegato di non avere più posto.
I corpi non reclamati entro 14 giorni vengono invece seppelliti nella fossa comune posta sull’isola di Hart Island.