In queste ore le prime pagine di tutti i quotidiani e tg non parlano d’altro: a Pisa un padre è andato a lavoro e ha dimenticato la figlia in auto.
L’uomo avrebbe dovuto accompagnarla all’asilo nido, vicino a casa, e invece se l’è “dimenticata” in auto ed è andato a lavorare. Un “black out” di pochi attimi che ha trasformato una giornata di routine in una tragedia immane: la piccola Giorgia, 1 anno da compiere a giorni, è morta.
L’allarme è scattato quando nel pomeriggio la madre è andata a riprendere la bimba all’asilo e non l’ha trovava.
Più o meno negli stessi minuti anche un altro lavoratore dello stabilimento ha notato la presenza della piccola nella macchina. Quando la bimba è stata estratta dall’abitacolo, ormai era morta.
L’esatta ricostruzione dei fatti comunque è ancora al vaglio dei carabinieri, che conducono un’indagine coordinata dal sostituto procuratore di Pisa, Giancarlo Dominijanni.
“La città è piegata in due dal dolore – ha commentato immediatamente il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, arrivato sul posto per abbracciare il padre della bambina. “È un ragazzo splendido e generoso – ha aggiunto – l’ultima persona a cui si possa pensare succeda una cosa del genere”. E a chi gli ha chiesto se si fossero parlati, ha risposto: “Ci siamo solo abbracciati forte”.
Purtroppo non è il primo caso di bambini dimenticati in auto e solo in Toscana sono almeno tre gli episodi accaduti negli ultimi tempi.
Ma cosa spinge padri e madri assolutamente amorevoli e dediti alla famiglia a dimenticare il proprio bambino per un periodo lunghissimo, addirittura una giornata intera?
In casi come questo gli psichiatri, chiamati a dare una spiegazione a qualcosa che è incomprensibile e inaccettabile, parlano di “amnesia dissociativa”.
Di che cosa si tratta? «È una lacuna retrospettiva nella memoria, un vero e proprio “buco” che si forma nei nostri ricordi – spiega Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano -. È un disturbo per fortuna raro, anche se il numero di diagnosi è cresciuto molto negli ultimi anni. Si tratta di una perdita completa delle nozioni del tempo e del ricordo, legata solitamente a eventi traumatici o a un forte stress».
«Si tratta di un’amnesia circoscritta, in cui la persona non è in grado di ricordare cosa è accaduto nell’arco di poche ore – chiarisce il professor Mencacci -. Probabilmente l’uomo in questione stava vivendo una forte condizione di stress, che ha fatto sì che nel susseguirsi di atti automatici che presumibilmente esegue ogni mattina, l’evento di accompagnare la figlia al nido sia stato isolato, “eliminato” dalla lista».
L’amnesia dissociativa, avvisano gli esperti, può infatti capitare a chiunque ed è bene conoscerne caratteristiche, sintomi e possibili strategie preventive per evitare di arrivare a livelli ingestibili di stress.
I segnali sono svariati: intenso stress, stanchezza fisica e mentale, difficoltà a concentrarsi e a ricordare le cose, difficoltà a dormire, irritabilità, tendenza ad “agire in automatico”. Se ci si sente così, è bene consultare un medico. E intanto prendere dei piccoli accorgimenti che potrebbero fare la differenza: parlare con il bimbo durante il tragitto, per esempio, per tenere sempre a mente quando si sta con lui e quando lo si è salutato. Chiamare il coniuge, o il nonno, o chiunque sia deputato a portare il bambino a scuola, per ricordarsi a vicenda del bimbo.
Naturalmente possono aiutare anche la novità dei seggiolini con segnalatori acustici o visivi che indicano la presenza di un bambino.
«Ben vengano – conclude Mencacci -, aiutiamo la nostra memoria. Perché l’effetto dello stress, ormai lo sappiamo, è quello di agire proprio sui meccanismi della memoria. Dunque qualunque dispositivo in questo senso è prezioso: è come attaccare un post-it o scrivere la lista della spesa. E in questo caso non parliamo di piccoli impegni quotidiani, ma dei nostri figli».