La predisposizione genetica, i fattori di rischio, le abitudini nocive giocano tutti un ruolo chiave quando si parla di attacco cardiaco, una delle principali cause di morte per uomini e donne in occidente.
Ma uomini e donne, a quanto pare, non hanno la medesima probabilità di sopravvivere in caso di attacco: le donne infatti avrebbero meno chance di essere salvate.
A dirlo un team di ricerca olandese dell’Academic Medical Center di Amsterdam, che ha dimostrato che le donne che vanno in arresto cardiaco hanno maggiori probabilità di non essere rianimate e dunque di non sopravvivere rispetto agli uomini.
I ricercatori, coordinati dal professor Hanno L. Than, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente tutti i tentativi di rianimazione operati dal Servizio Medico di Emergenza (EMS) in una provincia dei Paesi Bassi tra il 2006 e il 2012, per un totale di quasi seimila casi di arresto cardiaco extraospedaliero (il 28 percento dei quali riguardanti donne).
Lo studio mostra che le donne sono rianimate meno degli uomini (il 68% delle donne contro il 73% dei maschi). Anche la sopravvivenza dal momento dell’arresto al ricovero è inferiore per le donne (34% vs 37% dei maschi), come pure la sopravvivenza una volta giunte in ospedale (37% vs 55%).
Secondo gli esperti, il fatto che le donne ricevano meno spesso la rianimazione è dovuto proprio all’idea sbagliata che nelle donne le malattie cardiache siano meno frequenti.
“Le donne vengono soccorse più tardi, questo purtroppo non è una sorpresa – ha commentato all’Ansa Filippo Crea, direttore del Polo di Scienze cardiovascolari e toraciche del Policlinico Gemelli IRCCS -. Inoltre, la donna con infarto impiega di più ad andare in ospedale e anche se ricoverata tende ad avere meno trattamenti degli uomini”.