Per i pochi che non lo conoscessero, Cesare Battista è un ex terrorista, condannato per banda armata per aver militato nei Proletari armati per il comunismo e anche per gli omicidi del maresciallo Antonio Santoro, del gioielliere Pierluigi Torregiani, del macellaio Lino Sabbadin e dell’agente Digos Andrea Campagna.
Dopo decenni di latitanza, nel 2019 è stato scovato in Bolivia e subito estradato qui in Italia, dove sta scontando l’ergastolo.
Perché parlare di lui ora?
Perché le condizione delle carceri italiane non sono di suo gradimento, ed in special modo il cibo.
Detenuto nel carcere di Massama a Oristano dove, ancora in regime di isolamento, sta scontando i due ergastoli cui è stato condannato, Battisti ha presentato ricorso al tribunale di Sorveglianza di Cagliari.
L’ex terrorista soffre di diverse patologie e il poco cibo che gli viene somministrato in cella non sarebbe adeguato al suo stato di salute. Così Battisti, assistito dall’avvocato Gianfranco Sollai, ha presentato un reclamo in cui ha richiesto ulteriori esami clinici per ottenere pasti adeguati.
“Battisti – spiega Sollai – si trova suo malgrado in isolamento forzato, per mancanza di spazi adatti alla sua situazione di alto sorvegliato di tipo 2. Il regime di isolamento per lui è scaduto formalmente il 14 luglio dello scorso anno e, nonostante le nostre richieste, ancora vive di fatto isolato, senza poter fare alcune attività ricreativa né socializzare. A questo si aggiunge il problema dei pasti, perché noi siamo quello che mangiamo e se la qualità del cibo è scarsa, ne va della nostra salute. Per questo abbiamo chiesto un controllo sulle condizioni di Battisti e, laddove venisse accolta la nostra richiesta, dovrà essere prevista per lui una dieta differente”.