Quando si parla di demenza senile si fa riferimento a una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, che colpisce le persone anziane e determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.
Ve ne sono differente tipologie e le più note sono il morbo di Alzheimer, la demenza vascolare e la demenza a corpi di Lewy.
Ma a quanto pare gli scienziati ne hanno appena identificata un’altra, e non è affatto da sottovalutare: milioni di anziani al mondo presenterebbero infatti una forma di demenza erroneamente diagnosticata come Alzheimer, ma che vede coinvolta un’altra proteina presente nel cervello.
A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Brain, frutto di una collaborazione internazionale coordinata dall’Università del Kentucky, i cui risultati possono spiegare, in parte, perché la ricerca di una cura per l’Alzheimer abbia finora fallito.
Secondo gli scienziati, fino a un terzo dei presunti casi di Alzheimer potrebbe esser stato causato, in realtà, da una condizione ora individuata e descritta: l’encefalopatia Tdp-43. All’origine vi è l’accumulo della proteina Tdp-43 nel cervello, una condizione che, secondo studi effettuati post mortem, è presente in un anziano su quattro dopo gli 85 anni.
«Questa patologia è stata sempre presente, ma la riconosciamo ora per la prima volta», spiega l’autore principale, Pete Nelson, dell’Università del Kentucky.