“Esultare per la morte di un detenuto e’ cosa ignobile e vergognosa. Il suicidio in carcere e’ sempre – oltre che una tragedia personale – una sconfitta per lo Stato. E ci vuole rispetto umano e cristiano ancor prima di quello istituzionale. Chi ha dato dimostrazione della sua stupidita’ ed insensibilità’ se ne assumerà’ le responsabilità”, e poi ancora “Abbiamo appreso da organi di stampa che il Dap ha disposto una inchiesta relativa ai commenti postati su un social network a seguito del suicidio di un detenuto verificatosi qualche giorno fa nel carcere di Opera. Rileviamo la tempestività’ dell’azione amministrativa sottolineando che intendiamo prendere le distanze dagli infelici commenti”.
Sono state queste le parole pronunciate nel primo caso dal segretario generale del Sappe, Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, ovvero Donato Capece mentre invece le parole espresse nel secondo commento appartengono ad Angelo Urso, il segretario nazionale Uil Pa Penitenziari. Tali parole si riferiscono alla vicenda del detenuto rumeno che in seguito alla condanna all’ergastolo ha deciso qualche giorno fa di togliersi la vita all’interno del carcere dentro al quale si trovava ovvero nel carcere milanese di Opera.
In seguito a ciò alcuni agenti si sarebbero divertiti sulla pagina Facebook del sindacato della Polizia Penitenziaria Alsippe a prendere in giro il detenuto suicida scrivendo delle frasi che hanno scioccato ed indignato l’Italia intera. Sul social gli agenti avrebbero scritto nello specifico frasi come “un rumeno in meno”, “Mettiamo a disposizione più corde”. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Dap, ha intanto avviato le indagini per capire se coloro che hanno scritto tali post sono davvero agenti penitenziari.