Quando si è parlamentari si ha diritto a tutta una serie di agevolazioni, a cui ci si mette poco ad abituarsi.
Ma quando si decade dal proprio ruolo, cosa succede se non si vuole rinunciare agli stessi privilegi?
Un interrogativo che rimbomba in queste ore, soprattutto inerentemente al caso di Elisabetta Trenta, che ha deciso di tenersi la casa che ha avuto da ministra anche dopo aver lasciato l’incarico.
Toccherebbe restituirla, ma lei intervistata dal Corriere della Sera, ha spiegato la sua posizione: “Non ho chiesto subito l’alloggio pur avendone diritto, ma soltanto nell’aprile scorso. Ho resistito il più possibile nel mio. Un ministro durante la sua attività ha necessità di parlare con le persone in maniera riservata e dunque ha bisogno di un posto sicuro“.
La Trenta ha quindi ribadito come l’alloggio da ministro sia passato da essere assegnato a lei, ad essere assegnato al marito. “Quando sono diventata ministra, mio marito è stato demansionato. Ora ha di nuovo i requisiti: ha la residenza nella sua città dove ha una casa, ma ha diritto ad avere l’alloggio dove lavora. Invece l’appartamento di Roma al quartiere Pigneto è intestato soltanto a me. Finora è rimasto vuoto, non l’ho affittato. Crede davvero che se non fosse stato tutto in regola lo Stato maggiore avrebbe dato il via libera?“.
Intanto però la Procura militare di Roma ha aperto un fascicolo a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato. Al momento, spiegano fonti della Procura Militare, si tratta di un’indagine meramente conoscitiva per compiere i dovuti accertamenti sul caso.