Nel mondo il tabagismo è la seconda causa principale di malattie cardiovascolari e l’uso di tabacco e l’esposizione al fumo passivo contribuiscono a circa il 12% di tutte le morti per malattie cardiache.
Secondo l’Oms, inoltre, il consumo di tabacco rappresenta la seconda causa in generale di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile; quasi 6 milioni di persone perdono la vita ogni anno per i danni da tabagismo e fra le vittime oltre 600.000 sono non fumatori esposti al fumo passivo.
Solo in Italia, il tabagismo coinvolge quasi una persona su 4 e rappresenta una delle principali cause di morte nel nostro Paese: si contano ogni anno da 70.000 a 83.000 decessi e oltre il 25% avviene tra i 35 e i 65 anni di età.
Una dipendenza che purtroppo riguarda anche i ragazzi: il numero di minori che fumano è in costante e preoccupante aumento.
In Europa, dagli anni ’90 ad oggi, si è osservata addirittura una crescita del 50% di fumatori, sia maschi che femmine, nei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni.
Lo afferma una ricerca dell’Università di Verona nell’ambito del progetto Alec (Ageing lungs in european cohorts) in un’indagine svolta in Europa e Australia, grazie al finanziamento europeo “Horizon 2020”.
Lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista “Plos One”, è stato coordinato da Deborah Jarvis del National heart and lung institute dell’Imperial College of London.
Gli studiosi hanno ottenuto l’incredibile risultato inerenti i giovanissimi fumatori europei analizzando statisticamente i dati di circa 120mila cittadini europei provenienti da 17 Paesi, coinvolti in sei distinti studi epidemiologici condotti tra il 1970 e il 2009.
Il numero di nazioni e partecipanti ha permesso agli scienziati di avere un quadro generale piuttosto dettagliato, potendo suddividere l’intera regione europea in quattro distinte ‘sezioni’ (Nord, Sud, Est e Ovest), nelle quali si registrano differenze rilevanti.
Secondo quanto spiega il prof. Alessandro Marcon, dell’ateneo scaligero, i Paesi più colpiti dal fenomeno sono quelli del sud Europa, Italia compresa.
Vanno decisamente meglio nelle statistiche le nazioni del Nord del continente, ma non tanto grazie a prevenzione ed educazione, bensì per l’alto costo del pacchetto di sigarette (intorno i 10 euro), che fa da deterrente.
“Nella fascia 11-15 anni – ha dichiarato lo studioso – si è osservato un aumento dei nuovi fumatori dal 1990 in poi, con tassi che nell’Europa dell’Ovest, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera hanno raggiunto i 40 nuovi fumatori ogni 1000 giovani per anno, e circa 30 per 1000 l’anno in Europa del Sud: Italia, Spagna e Portogallo”.
Per quanto concerne la fascia di età compresa tra i 16 e 20 anni si è registrata una netta diminuzione nel numero di nuovi fumatori nell’arco temporale di 40 anni quasi in tutta Europa, tranne in quella del Sud (Italia compresa), dove il dato ha iniziato a stabilizzarsi soltanto attorno alla fine degli anni ’90. In questa regione, inoltre, sempre in questa fascia di età continua ad esserci un numero altissimo di nuovi fumatori, 60-80 ogni mille coetanei, contro i 20 registrati nell’Europa del Nord.
La preoccupazione principale dei ricercatori è che il fumo possa essere fattore di predisposizione per le future generazioni.