La crisi conseguente alla pandemia di Covid 19 ha già attanagliato lo stivale, ed i primi dati non sono certo lusinghieri, ma anzi danno l’idea di cosa ci aspetterà nei prossimi anni.
In particolare, gli effetti del Covid si sono abbattuti già sulle persone più fragili, “acuendo al contempo le significative disuguaglianze che affliggono il nostro Paese”, fa sapere l’istituto di statistica nel suo Rapporto annuale.
«L’arrivo del Covid ha portato al sovrapporsi delle disuguaglianze sulle precedenti disuguaglianze del mercato del lavoro», ha spiegato il direttore centrale per gli studi e la valorizzazione dell’area sociale dell’Istat, Linda Laura Sabbadini.
In particolare, «siccome il settore colpito di più in questo momento e meno tutelato dal punto di vista degli ammortizzatori sociali e della cig è quello dei servizi, a differenza di quel che è accaduto nelle precedenti crisi in cui erano industria e costruzione, ha fatto sì che peggiorasse la situazione delle donne e dei giovani. Giovani che tra i 25 e i 34 anni ormai stanno con 10 punti di tasso di occupazione sotto i livelli del 2008: 8 punti che si portavano dal periodo pre-Covid e due punti che si sono aggiunti solo con marzo e aprile. Ora anche qualcosa di più con il mese di maggio. Particolarmente critica è poi la situazione degli irregolari, considerando che nel settore dei servizi, rientrano la ristorazione e il turismo dove sappiamo che l’irregolarità è più frequente».
Tutto questo si ripercuote anche sull’ascensore sociale, che risulta bloccato. Per l’ultima generazione (1972-1986), la probabilità di accedere a posizioni più vantaggiose rispetto a quella di nascita invece che salire è scesa.
In questa mobilità verso il basso il 26,6% dei figli rischia un ‘downgrading‘ rispetto ai genitori. Una percentuale, praticamente più di 1 su 4, superiore rispetto alle generazioni precedenti. E anche più alta di quella in salita (24,9%): è la prima volta che si registra una situazione del genere.