La sclerosi multipla compromette la capacità del sistema nervoso di trasmettere segnali, causando una serie di problemi fisici (visione doppia, cecità da un occhio, debolezza muscolare, disturbi della sensibilità o della coordinazione), mentali e talvolta psichiatrici.
I sintomi a volte si manifestano come attacchi isolati (forme ricorrenti) o si accumulano nel tempo (forme progressive).
Nel mondo, più di 2 milioni di persone sono colpite dalla malattia, principalmente nei paesi più lontani dall’equatore. In Canada, ad esempio, la prevalenza della sclerosi multipla è una delle più alte al mondo, con quasi 100.000 persone che convivono con la malattia.
La sclerosi multipla è una malattia autoimmune, vale a dire che la distruzione della mielina che circonda i nervi è causata da una disregolazione del sistema immunitario.
Alcuni linfociti B prodotti dal midollo osseo acquisiscono la capacità di stabilirsi nel cervello e produrre anticorpi contro le cellule gliali (astrociti, oligodendrociti e microglia) responsabili della sintesi della mielina, portando alla loro distruzione e alla demielinizzazione dei neuroni.
Da diversi anni si sospettava che il virus di Epstein-Barr (EBV) potesse svolgere un ruolo decisivo nell’insorgenza di disturbi immunitari che portano allo sviluppo di questa malattia.
Da un lato, questo virus è responsabile della mononucleosi infettiva ed è stato dimostrato che il rischio di sviluppare la sclerosi multipla aumenta dopo la mononucleosi.
D’altra parte, sappiamo anche che dopo l’infezione, il virus EBV rimane presente in forma latente nei linfociti B e che si trova frequentemente a livello delle lesioni demielinizzate.
Tuttavia, resta difficile stabilire un nesso causale, poiché l’EBV è un virus estremamente comune, che infetta quasi il 95% degli adulti.
La sfida della ricerca è quindi trovare una popolazione che non sia infetta da EBV e confrontare il suo rischio di sviluppare la sclerosi multipla rispetto a una popolazione che è stata infettata dal virus.
Esiste un vaccino per la sclerosi multipla?
Questa sfida è stata vinta con successo da uno studio su oltre 10 milioni di giovani adulti in servizio attivo nell’esercito americano tra il 1993 e il 2013.
Il personale militare è sottoposto a regolari esami del sangue (all’inizio della carriera e successivamente ogni due anni), che hanno permesso ai ricercatori di determinare la presenza di anticorpi contro EBV nel siero di persone che hanno sviluppato la sclerosi multipla in questo periodo (801 individui), confrontati ai controlli non affetti dalla malattia.
Delle 801 persone con sclerosi multipla, 35 erano EBV negative quando hanno iniziato a lavorare, ma quasi tutte (800/801) sono state infettate più tardi, pochi anni prima dell’esordio della malattia.
Il confronto con i controlli ha permesso ai ricercatori di calcolare che l’infezione da virus aumenta di 32 volte il rischio di sviluppare la SM e quindi che l’EBV rappresenta senza dubbio la principale causa di questa malattia.
Questi risultati quindi sollevano l’interessante possibilità di prevenire lo sviluppo della sclerosi multipla con un vaccino EBV.
Questi vaccini non sono ancora disponibili, ma la società Moderna ha recentemente sviluppato un vaccino a base di mRNA contro il virus che sarà valutato in uno studio clinico di Fase I nei prossimi mesi.