In Liberia ci sono stati oltre 400 casi di Ebola a settimana. Difatti esso è stato il primo paese colpito da tale virus. Oggi però lo è altrettanto nell’essere dichiarato virus free da parte dell’Oms.
La «certificazione» datata oggi, dopo 42 giorni dall’ultimo caso.
C’è pero da stare attenti ai paesi confinanti. Nei periodo di maggiore diffusione dell’epidemia, secondo il comunicato dell’Oms, la città di Monrovia è stata teatro di scene molto dure.
Nei centri di cura sono stati chiusi i cancelli per mancanza di posti letto, c’erano pazienti sui pavimenti degli ospedali ed erano privi di vita, c’erano tanti corpi abbandonati in strada. Il paese non ha saputo affrontare l’emergenza, c’erano solo 51 medici che dovevano intervenire nei confronti di una popolazione di 4,5 milioni di persone.
Quando ha cominciato a diffondersi il virus dell’ebola, gli ospedali erano carenti di personale, e quelli che c’erano non avevano neanche i guanti di protezione. «A cambiare la situazione è stato la gestione militare da parte degli Usa – afferma Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’ospedale Spallanzani di Roma -. La dichiarazione dell’Oms è molto importante, ma finché non si arriverà a zero casi in tutti i paesi la vigilanza deve rimanere alta».
Il virus deve essere debellato in tutti i paesi e secondo gli esperti mondiali bisognerà provare ad intervenire sulle mancanze della sicurezza della salute globale che la diffusione di questo virus ha reso evidenti.