Se già la situazione tra i due stati era delicatissima, ora è diventata letteralmente esplosiva: con l’accusa di aver ordinato, preparato o attuato l’uccisione, il 3 gennaio a Baghdad, del generale Qassem Soleimani, comandante delle forze Qods dei Pasdaran, l’Iran ha emesso un mandato d’arresto per 36 cittadini statunitensi e di altri Paesi.
L’uccisione di Soleimani è arrivata dopo mesi di tensioni tra Teheran e Washington, nello stretto di Hormuz e in Iraq, culminate a fine dicembre con l’assedio all’ambasciata americana a Baghdad.
La notizia “bomba” è che tra gli interessati della misura c’è anche il presidente americano Donald Trump.
“La magistratura iraniana ha emesso un’allerta rossa’ all’Interpol per le 36 persone ricercate, che sono figure politiche e militari. Queste persone – ha dichiarato il procuratore di Teheran – sono condannate per ‘omicidio’ e ‘terrorismo’. Il presidente Donald Trump è in cima alla lista e continuerà a essere perseguito anche al termine del suo mandato presidenziale”.
L’allerta rossa per i ricercati sotto accusa è una procedura che non obbliga gli Stati che aderiscono all’Interpol ad arrestare o a estradare i sospettati, ma è comunque un segnale molto forte da parte del governo iraniano.