Definita nel disegno di legge di bilancio come “imposta sul consumo dei manufatti in plastica con singolo impiego”, la cosiddetta “plastic tax” è diventata il nuovo pomo della discordia per la compagine di governo.
Naturalmente questa tassa è pensata per tutelare l’ambiente ed è normata da 19 commi, ma se i 5 Stelle, che ne sono promotori, non hanno nessuna intenzione di eliminarla dalla legge, la Lega si è impuntata e rischia di diventare una questione insormontabile.
Eppure la norma recepisce la direttiva europea su determinati prodotti in plastica monouso, adottata lo scorso maggio dal Consiglio Ue. La norma stabilisce una regolamentazione più severa e vieta addirittura l’utilizzo di alcuni prodotti in plastica usa e getta per i quali esistono valide alternative.
Dal prossimo anno, in pratica, bicchieri, bottiglie, buste e materiali da imballaggio verranno tassati fino ad un euro al chilo.
Per la Lega però si rischia ancora una volta di penalizzare i consumatori, ma anche i produttori di particolari settori, come quello agricolo.
Diffidente è anche Coldiretti, secondo cui la nuova imposta rischia di colpire settori produttivi determinanti del Made in Italy: ”La plastic tax colpisce due terzi della spesa a tavola delle famiglie e rischia di penalizzare a cascata l’intera filiera agroalimentare dove si concentra il 76% degli imballaggi in plastica”.