La materia oscura, misteriosa ed invisibile, che costituisce la maggior parte della massa di galassie inclusa la nostra Via Lattea, ha messo nuovamente in crisi gli scienziati, con nuove osservazioni di galassie lontane in conflitto con l’attuale comprensione della sua natura.
La ricerca pubblicata questa settimana ha rivelato una discrepanza inaspettata tra le osservazioni delle concentrazioni di materia oscura in tre massicci ammassi di galassie che comprendono trilioni di stelle e le simulazioni al computer teoriche di come dovrebbe essere distribuita la materia oscura.
“O manca un ingrediente nelle simulazioni o abbiamo fatto un’ipotesi errata fondamentale sulla natura della materia oscura“, ha detto venerdì l’astrofisica della Yale University Priyamvada Natarajan, coautrice dello studio pubblicato sulla rivista Science.
La materia oscura è la colla invisibile che tiene insieme le stelle all’interno di una galassia. Crea anche un’impalcatura invisibile che consente alle galassie di formare ammassi. Ma ha proprietà molto peculiari. Non emette, assorbe o riflette la luce e non interagisce con particelle note.
Si pensa che la maggior parte della materia nell’universo, circa il 96%, sia materia oscura, con materia ordinaria – la materia visibile che compone stelle, pianeti e persone – solo il 4%.
La presenza della materia oscura è nota solo attraverso la sua attrazione gravitazionale sulla materia visibile nello spazio. È diverso dall’energia oscura altrettanto enigmatica e invisibile, che è considerata una proprietà dello spazio e sta guidando l’espansione accelerata dell’universo. L’energia oscura è ripugnante. La materia oscura attrae attraverso la gravità.
Il nuovo studio ha coinvolto le osservazioni del telescopio spaziale Hubble e del Very Large Telescope dell’Osservatorio europeo meridionale in Cile.
Quando la luce proveniente da sorgenti lontane come galassie lontane viaggia attraverso la materia come un’altra galassia o un ammasso di esse, la luce viene deviata e si piega – un fenomeno chiamato “lente gravitazionale“, ha detto l’astrofisico e autore principale dello studio Massimo Meneghetti dell’Osservatorio di Astrofisica e Scienze Spaziali di Bologna e Istituto Nazionale di Astrofisica in Italia.