Ormai andare a lavorare la mattina è diventato un incubo, e non per la mole di lavoro ma per le persone con cui avete a che fare? Vi sentiti scherniti, sopraffatti, quando non proprio vessati dai vostri colleghi o addirittura dai vostri superiori?
Certamente vi avranno detto di sopportare, ma non è affatto giusto così, anche perché si è dinanzi ad un comportamento da stigmatizzare: il mobbing.
Col termine mobbing si ricomprendono tutti quei comportamenti violenti perpetrati da parte di superiori e colleghi nei confronti di un lavoratore, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso.
La vittima di queste vere e proprie persecuzioni si vede emarginata, si sente impotente, non riesce a vivere serenamente neppure più fuori dal lavoro.
Se il primo a parlare di Mobbing è stato lo psicologo svedese Heinz Leymann già alla fine dell’800, negli ultimi anni è diventata una piaga da debellare, attraverso la denuncia e l’applicazione delle pene previste.
In Italia infatti non esiste una legislazione specifica in materia di mobbing e quindi il fenomeno non è configurato come fattispecie tipica di reato, ma gli atti di mobbing possono comunque rientrare in altre fattispecie di reato, previste dal codice penale, quali le lesioni personali gravi o gravissime, anche colpose che sono perseguibili di ufficio.