Dal primo gennaio 2016 l’età pensionabile salirà da 66 anni e 3 mesi d’età a 66 anni e 7 mesi, quattro mesi in più rispetto al 2015.
È la conseguenza della legge del 2010 dell’allora governo Berlusconi, in merito all’adeguamento dei requisiti previdenziali all’aspettativa media di vita.
Ad accelerare i tempi la riforma Fornero, la quale dispone che dal 2019 l’aggiornamento avvenga ogni due anni al posto della cadenza triennale della precedente legge.
Secondo la logica della riforma questi prolungamenti dell’età pensionabile sono utili alla sostenibilità finanziaria del sistema, più si allunga la durata media della vita più si ritarda l’età della pensione.
I 4 mesi in più si aggiungono, oltre alla soglia minima d’età pensionabile, anche al numero minimo di anni di contributi versati necessari a raggiungere la pensione anticipata.
Dal 2016, quindi, i lavoratori dipendenti maschi, sia pubblici che privati andranno in pensione a 66 anni e sette mesi d’età e con un minimo di 20 venti anni di contributi. La stessa età è valida per le lavoratrici dipendenti pubbliche, mentre per quelle del settore privato l’età pensionabile sale a 65 anni e 7 mesi, mentre per le lavoratrici autonome è di 66 anni e un mese.