L’aborto è stata una delle conquiste più importanti per le donne: finalmente le donne hanno il diritto di autodeterminarsi e di gestire il proprio corpo e quindi avere la libertà di scegliere di portare avanti o meno una gravidanza.
Una conquista che però sempre più stati del mondo stanno cercando clamorosamente di eliminare, imponendo alle donne il divieto di aborto, se non in casi particolari e per comprovate esigenze di salute.
L’ultimo paese che ci sta provando è la Polonia:il parlamento della Polonia nelle scorse ore ha iniziato a discutere una proposta di legge avanzata dalla maggioranza, guidata dal partito di estrema destra Diritto e Giustizia (Pis), per ridurre le già limitatissime situazioni in cui una donna può ricorrere legalmente all’aborto.
Per fortuna, almeno nella seduta di ieri, il Parlamento ha escluso provvisoriamente la possibilità di inasprire ulteriormente il divieto di aborto e rimandato il disegno di legge in commissione, dove verrà di nuovo esaminato, ma si tratta di uno stop temporaneo e che non esclude una successiva approvazione.
Per questo i movimenti femministi e molte altre organizzazioni sono sul piede di guerra, in primis perché sostengono che il governo stia cercando di approfittare delle restrizioni imposte dalla pandemia per arrivare all’approvazione di proposte che finora sono sempre state bloccate dalle mobilitazioni delle donne.
Attualmente la bozza di legge prevede il divieto di aborto di feti che hanno malformazioni congenite, uno dei tre casi di aborto ancora legalmente autorizzati nella cattolicissima Polonia. Il Paese ha, infatti, una delle leggi sull’aborto più restrittive d’Europa: permette di porre fine all’aborto solo in caso di stupro, incesto o quando la salute del bambino o della madre è compromessa.