Quentin Tarantino ha diretto molte pellicole, ma nessuna di queste è stata influente quanto quella che viene definita la sua opera più rappresentativa, ovvero Pulp Fiction del 1994. Considerato da molti il capolavoro cinematografico più iconico degli anni ’90, Pulp Fiction è diventato una parte indispensabile della cultura popolare e si è saldamente radicato nella nostra coscienza collettiva grazie al suo fascino senza tempo.
Tempo fa all’American Film Institute, Tarantino ha ricordato: “Beh, l’idea in Pulp Fiction era l’idea di prendere, non il film noir, ma il genere pulp che è stato rappresentato nel caso di riviste come Black Mask scritti da Raymond Chandler o Dashiell Hammett. E così ho pensato che l’idea nel caso di Pulp Fiction sarebbe stata quella di prendere tre storie separate e farle diventare le storie più antiche del libro“.
Strutturato all’interno di una struttura narrativa non lineare, Pulp Fiction è quello che molti definiscono un capolavoro postmoderno autoriflessivo e provocatorio.
Roger Avary e Tarantino avevano iniziato a lavorare alla sceneggiatura del film già nel 1990, traendo ispirazione da gemme come il film Black Sabbath di Mario Bava (meglio conosciuto da noi con il titolo: I tre volti della Paura) del 1963 e capolavori della New Wave americana come Bonnie e Clyde.
Tarantino ha confermato durante l’intervista: “Una delle cose a cui ho pensato della terza storia era fondamentalmente l’inizio di quasi tutti i film di Joel Silver che partivano con un paio di sicari che si presentavano. Bum, bum!“.
L’obiettivo principale del regista era scuotere il compiacimento del pubblico, costringendolo a impegnarsi con la narrazione sullo schermo. Ha ammesso di aver usato la struttura non lineare per far prestare attenzione al pubblico in modo da tenere traccia dei vari elementi mutevoli e dei piccoli dettagli, che sono stati successivamente amplificati. Il risultato è stata la creazione di un’esperienza cinematografica davvero coinvolgente.
Tarantino ha aggiunto: “Quindi ho pensato, beh, cosa succede se usciamo con loro tutta la notte [o] tutto il giorno? Dopo che hanno ucciso il ragazzo, cosa succede al resto della loro giornata? E così è stata l’idea di prendere queste idee e metterle insieme e poi far sì che i personaggi si intrecciassero. Tutto si svolge in una città, ed è un ambiente in cui vivono tutti. I personaggi si conoscono, ma non lo sai per un po‘”.