Per fortuna, ad oggi, in Italia sono pochissimi i focolai attivi di Covid 19: nonostante il passaggio alla fase 3 e la riapertura della stragrande maggioranza delle attività, la situazione è sotto controllo.
Ma abbassare la guardia è sempre sbagliato e lo dimostra la storia che in queste ore viene da Roma: negli ultimi giorni sono stati infatti registrati ben 41 casi di coronavirus in una casa di riabilitazione e cura di Roma, l’Irccs San Raffaele Pisana.
Le persone contagiate sono in larga parte pazienti, ma anche operatori sanitari e loro familiari.
Una situazione allarmante che ha spinto la regione Lazio, dopo aver già effettuato il tampone a circa 700 persone, a decidere di richiamare tutti i 280 pazienti dimessi dal 18 maggio fino al 7 giugno e, con loro, tutti i parenti, conviventi e le persone che hanno incontrato in questo periodo di tempo.
“Stiamo collaborando con la Asl e al termine potremo sapere qual è stata la via più probabile, ma non certa, attraverso cui Sars-CoV-2 è entrato al San Raffaele. Ad oggi sostenere qualsiasi tipo di ipotesi è un’illazione del tutto priva di fondamento scientifico”, ha spiegato a Fanpage.it il direttore sanitario Massimo Fini.
Ma Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell’Università di Padova, lancia l’allarme al Messaggero: “Anche un solo caso è un caso di troppo, perché può far partire un focolaio”.