La Scozia nella giornata di martedì è diventata la prima nazione a stabilire un prezzo minimo per le bevande alcoliche.
“Per l’élite politica scozzese, ieri ne è valsa la pena”, lo si legge sulle colonne del quotidiano The National , l’introduzione di un prezzo minimo, Martedì 1° maggio, la Scozia è diventata la prima nazione ad attuare una tale misura, destinata a lottare contro l’abuso di bevande alcoliche. Ora, la soglia minima è fissata a 50 penny (circa 57 centesimi) per una singola consumazione a base di alcol, sufficienti, secondo le stime, a salvare circa 400 vite nel primo anno.
“Per celebrare questa data cruciale nella storia culturale e sociale della Scozia, vorrei organizzare una commemorazione annuale”, afferma il giornalista Kevin McKenna. Uomini e donne che un tempo consumavano nient’altro che alcool a buon mercato potrebbero organizzare una passeggiata di beneficenza, una marcia annuale in kilt, ma non servono alcolici, naturalmente, e perché no, per mantenere lo slancio, imporre un prezzo minimo per il cibo, un primo prezzo per i pantaloni “per costringere i poveri a fare più sport”.
Così non si affrontano le cause della povertà
Per il giornale, di solito vicino alle posizioni del Partito nazionalista scozzese ( SNP ), la fonte della legge, questa misura affronta il problema da un punto di vista completamente sbagliato. Disoccupazione, disuguaglianze nel sistema sanitario, “la povertà pur avendo un minimo lavoro, spinge uomini e donne disperati a fare il possibile per trovare conforto“. L’uso di alcol a buon mercato è quindi solo un sintomo dell’incapacità politica di ridurre il tasso di povertà nelle regioni che soffrono da quasi un secolo, afferma Kevin McKenna. Prima di concludere:
“In un modo o nell’altro, i parlamentari faranno in modo che i loro numeri pietosi raggiungano 400 vite salvate attraverso i prezzi minimi imposti per bevande alcoliche. Nel frattempo, 200.000 bambini scozzesi vivono al di sotto della soglia di povertà, tanto quanto l’anno scorso e l’anno precedente“.