Gli abitanti del centro sud non smetteranno mai di ringraziare la loro buona stella: nonostante contagi e vittime non siano mancati neppure in queste regioni, l’epidemia di coronavirus è stata solo sfiorata e si è riagito in modo fermo e deciso per evitare quella che poteva essere una vera ecatombe.
Ora che sono passati già quaranta giorni dall’inizio del lockdown e che la curva dei contagi inizia ad appiattirsi, si pensa sempre più concretamente alla ripartenza, ed è naturale che queste regioni debbano seguire “ritmi” differenti rispetto a quelle regioni che ancora oggi contano quotidianamente centinaia di morti e migliaia di vittime.
Ne è convinto anche il governo, che a quanto pare starebbe lavorando ad una riapertura scaglionata per macro-aree.
Nello specifico, stando a questa ipotesi, l’Italia verrebbe sostanzialmente suddivisa in 3 macroaree (nord, centro e sud) in base alla diffusione del contagio.
Laddove la diffusione del virus è maggiore dovrebbero rimanere misure più stringenti, soprattutto per quanto riguarda la mobilità tra una zona e l’altra, sia all’interno delle macroaree sia tra una macroaerea e l’altra. In quelle dove invece il virus ha colpito in maniera meno importante si potrebbero prevedere riaperture più ampie.
All’interno delle stesse macroaeree, inoltre, dovrebbero essere individuate ulteriori suddivisioni tra zone a maggiore e minore diffusione: al nord, per esempio, regioni come Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, hanno una situazione diversa da Piemonte, Lombardia e Veneto.