Negli ultimi mesi, quasi fino allo sfinimento, abbiamo parlato di vaccini, e in particolare della battaglia portata avanti dai no vax e dai free vax per abolire l’obbligo vaccinale introdotto a settembre dello scorso anno.
Un obbligo dettato, come abbiamo avuto modo di ripetere decine di volte, dalla necessità di provare a raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge”, quel 95% di copertura che l’Oms ritiene indispensabile per dare abbastanza protezione anche a coloro che, per motivi di salute, non possono vaccinarsi e che potrebbero addirittura rimanere vittime di virus come morbillo o rosolia.
Stavolta però parliamo di “si vax”, perché se centinaia di persone nell’ultimo anno sono scese in piazza per rivendicare il diritto di non vaccinare i propri figli, migliaia al contrario sono ben consci di quanto i vaccini siano importanti, e sono ben contenti di questo obbligo.
Ed è stata addirittura organizzata una petizione per dire “sì” ai vaccini obbligatori per poter frequentare la scuola da un gruppo di mamme, i cui figli sono immunodepressi in conseguenza di un trapianto di fegato, lanciata su Change.org e arrivata ormai a oltre 135mila firme in soli sette giorni.
Una petizione-lettera condivisa sulla piattaforma da IoVaccino che, spiegano, “sarà inviata a tutti i parlamentari per evitare che gli emendamenti proposti al Decreto Milleproroghe rendano inutile la legge attualmente in vigore”.
“Siamo un gruppo di mamme – si leggenel testo della petizione dal titolo ‘Difendiamo tutti i bambini, sì ai vaccini per andare a scuola’ – accomunate dallo stesso destino: le patologie al fegato dei nostri bambini. Patologie che le persone sane non conoscono e non hanno mai sentito pronunciare, malattie crudeli che hanno portato i nostri bimbi al trapianto e a essere immunosoppressi, patologie spaventose che ci hanno costrette a combattere con i nostri figli una battaglia grande, alla faticosa scalata di una montagna”.
“Il trapianto – spiegano le ventuno mamme prime firmatarie – è stato una salvezza per i nostri bambini. Non una passeggiata, sia chiaro: ma una luce nel buio, nonostante le difficoltà e i rischi. Il più grande: l’immunosoppressione. Sapete cosa significa? In parole semplici, la soppressione di parte del sistema immunitario, necessaria a prevenire il possibile rigetto dell’organo trapiantato. Una condizione in cui quelle che per tutti voi potrebbero essere ‘semplici’ malattie, per i nostri bambini rappresentano il rischio di gravi complicazioni e conseguenze molto serie: una varicella o un morbillo, nei nostri bambini, avrebbero effetti devastanti sul fegato trapiantato. Le malattie virali sono molto pericolose per i nostri figli e rappresentano un rischio supplementare che abbiamo il diritto di non correre, perché può essere facilmente evitato”.
Perché “i nostri bambini, tutti i bambini – spiegano -, hanno diritto a una protezione che un’autocertificazione non offre, perché non esiste nessuna garanzia di controllo, perché non è previsto un termine certo e a scuola si può entrare anche senza, perché le conseguenze di un abuso di questo strumento non sarebbero limitate a chi lo commette e ricadrebbero sugli altri, proprio sui più fragili”.
«Servono certificati, non autocertificazioni – spiegano Roberta e Rosario, genitori della piccola Viola, oggi di 3 anni, che all’età di otto mesi è stata operata per un problema congenito alle vie biliari -. Ci vuole la certezza. È bene che la politica ne parli, ma seriamente, senza scontri di fazione solo perché cambia il colore di chi governa. Anche il rinvio di un anno dell’obbligo vaccinale, infatti, potrebbe avere conseguenze serie. A pagarla non devono essere i nostri figli, soprattutto se malati».