Da quando, lo scorso settembre, è stato reso noto che, per legge, per accedere alla scuola dell’infanzia e a quella primaria era obbligatorio, per il bambino, essere in regola con tutti i vaccini, si è scatenato un vero e proprio caos, soprattutto tra i cosiddetti “no vax”.
Costoro, che si definiscono ‘free-vax’, sono un popolo variegato formato da persone che dicono “no all’obbligo vaccinale” e chiedono “chiarezza e sicurezza” in nome della libertà di scelta. Il loro, ci tengono sovente a sottolineare, non è un rifiuto categorico ai vaccini ma chiedono di avere la possibilità di scegliere, se vaccinare o meno i bambini. Quello che si contesta è l’imposizione per legge, il diktat del governo.
Il movimento Free Vax chiede maggiore informazione e la produzione e la distribuzione di vaccini “puliti”, senza contenuti tossici come i metalli pesanti, un vaccinazione personalizzata e l’innalzamento dell’età a seconda delle caratteristiche del bambino. E ancora: vaccini monodose, un’adeguata anamnesi familiare, oltre ad esami prevaccinali approfonditi.
Ma con il nuovo dilagare di epidemie che erano state quasi del tutto debellate, non è semplice mettere in serio rischio l’incolumità di tutti in nome della libertà di scelta, ed è per questo che alla fine l’obbligo di vaccini è ancora legge, e lo è anche in Veneto, dove l’intera regione aveva presentato un ricorso, proprio in queste ore respinto.
Nello specifico, la Corte costituzionale ha dichiarato non fondate tutte le questioni prospettate nei ricorsi della Regione Veneto sull’obbligo dei vaccini. Secondo i giudici costituzionali, le misure in questione rappresentano una scelta spettante al legislatore nazionale.
Veneto per la Consulta i vaccini restano obbligatori
Le questioni sottoposte alla Corte costituzionale non mettevano in discussione l’efficacia delle vaccinazioni ma la loro obbligatorietà, sospesa dalla Regione Veneto con una legge del 2007 che aveva introdotto un sistema di prevenzione delle malattie infettive basato solo sulla persuasione.
La Corte ha considerato tra l’altro che tutte le vaccinazioni rese obbligatorie erano già previste e raccomandate nei piani nazionali di vaccinazione e finanziate dallo Stato nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea).
Il 26 settembre scorso era già arrivato il via libera del Consiglio di Stato secondo cui: «la copertura vaccinale può non essere oggetto dell’interesse di un singolo individuo, ma sicuramente è d’interesse primario della collettività e la sua obbligatorietà può essere imposta ai cittadini dalla legge, con sanzioni proporzionate e forme di coazione indiretta».
«Prendiamo atto di questa sentenza della Consulta, che rispettiamo. Come governatore ho fatto solo il mio dovere, perché ho difeso un modello che esisteva da dieci anni, fondato sulla libertà di scelta e sul dialogo con le famiglie. Ora si passa alla coercizione»: così il governatore Luca Zaia ha commentato la bocciatura della Consulta ai ricorsi della Regione Veneto sull’obbligo vaccinale.
Ricordiamo quindi che i vaccini obbligatori sono dieci: l’anti-poliomielitica, l’anti-difterica, l’anti-tetanica, l’anti-epatite B, l’anti-pertosse e l’anti-Haemophilus influenzae tipo b. Quelli sempre obbligatori, ma solo fino al 2020 sono: anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Nella legge si prevede che 4 vaccinazioni diventeranno fortemente consigliate dalle Asl, oltre che gratuite come già previsto dal Piano nazionale: si tratta di quelle contro il meningococco C e B, che fino ad ora erano nel gruppo delle obbligatorie, e di quelle contro il rotavirus e lo pneumococco.
Per i genitori inadempienti, le sanzioni amministrative andranno da un minimo di 100 a un massimo di 500 euro. In origine la multa prevista andava dai 500 ai 7.500 euro.